Tra un sistema di isolotti, lingue di terra, ponti e strade a livello del mare, si stagliano in tutta la loro fierezza i menhir di Sant’Antioco soprannominati “Su Para e Sa Mongia”, “Il prete e la suora”. Da oltre cinquemila anni le due pietre fitte custodiscono l’accesso all’isola di Sant’Antioco, posizionati proprio nell’unico punto d’accesso terrestre all’Isola.
ASCOLTA IL PODCAST

Informazioni sul luogo
Durante l’età preistorica, i menhir erano impiegati come luoghi di preghiera e di culto e potevano raggiungere, e talvolta, superare i venti metri di altezza. Sono noti anche con il nome di perdas fittas (pietre conficcate) e simboleggiano la rigenerazione.
Nella zona, simile a una vasta pianura, probabilmente sede di un villaggio databile alla cultura di Ozieri (tra il 3200 e il 2800 a.c.), i due megaliti monolitici sono ben visibili, anche in lontananza, grazie alle loro notevoli dimensioni. Su Para, con le facce rivolte verso sud-ovest e nord-ovest, è alto tre metri, un diametro conico, con incavi e protuberanze che richiamano le fattezze maschili. Sa Mongia è alto due metri e presenta una protuberanza e svariate coppelle tipiche della figura femminile ma risulta rivolto verso sud-est e nord-est quasi che i due innamorati potessero guardarsi negli occhi ma non essere abbastanza vicini da toccarsi.
Le sembianze e la posizione dei due blocchi hanno così fatto in modo che le due figure fossero elette a simbolo di un amore eterno e indissolubile nonostante le avversità.
La leggenda del frate e della suora però non ha alcun fondamento di verità è legata alle narrazioni della tradizione orale popolare dovute soprattutto alla necessità di comprendere la presenza di quelle particolari testimonianze preistoriche. I menhir infatti hanno da sempre goduto di una certa aura di mistero e fascino tanto da creare magiche leggende come questa.