28 Marzo 2023

Fatti guidare dal custode delle Catacombe alla scoperta della Festa di S. Antioco Martire patrono della Sardegna.

Eventi

Questo è un viaggio nella storia e nelle suggestioni della Festa di S. Antioco Martire, Patrono della Sardegna. Condotto dalla narrazione del custode delle Catacombe, che apre la sua mente e il suo cuore come fossero scrigni ricchi di contenuti emotivi, ripercorreremo gli aspetti storici e antropologici della figura di S. Antioco Martire e della festa a lui dedicata. La festa della Sardegna intera di cui Antioco è patrono, la festa più antica d’Italia. Si celebra a Sant’Antioco tre volte all’anno, ma le celebrazioni più sentite sono quelle che avvengono quindici giorni dopo pasqua, giorni in cui la cittadina si riunisce e festeggia in un sentimento di partecipazione e devozione che non ha eguali.

da 664 anni nel cuore dei Sardi !

Da queste oscurità sotterranee si diffonde una luce che si propaga da millenni: è quella della cultura atavica di questo paese che si esprime ai massimi livelli nella figura del martire Antioco. Questa è una esposizione importante, impregnata di vicende e particolari avvincenti, e dalle catacombe che custodisco si diffonde il richiamo storico del Santo Patrono. Io sono il custode delle catacombe e il mio racconto, dapprima legato agli aspetti emotivi della nostra Festa, vi giunga come un lascito, così da accompagnarvi in una storia che affonda le sue radici in epoche lontane. In un sentimento che ha la voce delle emozioni di un popolo.

Ma partiamo dal protagonista di questa storia. Chi era Antioco? Antioco nasce nel 95 d.C. in Mauretania e secondo la tradizione faceva il medico nelle regioni del nord Africa dove convertiva le genti al cristianesimo. Per ordine dell’imperatore Adriano venne arrestato e torturato per poi essere esiliato nell’isoletta di Sulky nella quale, ritiratosi in una grotta ad un miglio dal mare, iniziò l’evangelizzazione degli abitanti sulcitani fondando la prima comunità cristiana in Sardegna. L’intolleranza verso la religione cristiana e le continue persecuzioni non permettevano ancora ai cristiani di professare liberamente la fede ed è probabile quindi la sepoltura del Santo presso la catacomba.

L’anno 313 d.C. segna una data importante per i cristiani in quanto l’imperatore Costantino rese libero il loro culto ed è evidente che, solo a partire da quella data, realizzarono chiese e decorazioni o si adattarono al culto parti o ruderi di antichi edifici civili. Anche Sulky costruirà un proprio edificio di culto proprio sopra la catacomba dove era vissuto e morto il proprio martire, ovvero l’attuale Basilica che porta per l’appunto il suo nome, il cui impianto originario aveva pianta a croce allungata a forma di pseudo basilica con un’unica abside centrale.

 

In occasione della Festa, parlo de “Sa Festa Manna”, gli sguardi delle persone si fanno più intensi. Sono come rapiti da un momento solenne che li conquista, li avvolge e li porta in quella dimensione di festa in cui ci si ritrova tutti, piacevolmente. Gli occhi delle persone che sfilano, che addobbano, che ricamano i tessuti, hanno una luce abbagliante. C’è chi si emoziona nell’aprire l’anta dell’armadio nel quale è riposto il suo abito tradizionale, c’è chi lo porta fuori con fare lento, lo abbraccia, e già inizia a pensare al momento in cui lo indosserà e con fierezza sfilerà per la città. Nel riprendere in mano i gioielli della tradizione, nell’istante preciso in cui li si utilizza, è come se la mente facesse un viaggio nel passato, quando quegli accessori dal valore inestimabile appartenevano ad un proprio avo che proprio per la festa li aveva indossati con orgoglio e con tanto amore li ha donati alle nuove generazioni, così che quella magia non si affievolisse mai. Quando parlo di magia, credetemi, non esagero. Non è forse magia vedere una piccola confraternita di fedeli che nella vestizione del Santo riempiono le mura della Basilica di un sentimento di devozione unica? In silenzio o con voce flebile, bassa, la vestizione diventa un rituale solenne nel quale ogni gesto della mano che si articola nella posa del vestiario è leggiadro, delicato, quasi come non si volesse spezzare l’incantesimo venutosi a creare. Non è forse magia assistere alle strade addobbate, bandierine bianche e rosse nel ricordo del martirio e della santità che sventolano per le vie del paese? Gli stendardi sui balconi delle case e delle attività commerciali a riprova che anche gli edifici si vestono, in onore di Antioco. E poi ghirlande di fiori, tendaggi ricamati, nastri, erbe aromatiche e petali che invadono le strade come da tradizione per accogliere il passaggio del santo. Profumi e colori, note e suggestione. Forse il mio cuore ha visto troppe stagioni e tante feste patronali ma per me, questo momento, da isolano fiero e dall’orgoglio identitario, ecco tutto questo ha del divino. Il giorno più importante dei festeggiamenti è il lunedì con la solenne processione, ed è il mio preferito: l’ho sempre seguito in “s’arruga e su conti”, in via Cavour, dove viveva mia nonna, per cui a quella postazione mi lega un ricordo dolcissimo che non esiste alcun altro luogo nel quale io possa assistere a questo straordinario spettacolo: è come se mia nonna fosse ancora qui con me ad indicarmi cavalli e buoi con il loro incedere lento, a farmi osservare i colori sgargianti degli abiti tradizionali, a farmi prestare orecchio quando i gruppi folk intonano le loro canzoni. Sono cose che non si possono scordare, sono marchiate nella memoria.

Come quando nei giorni precedenti alla festa si preparavano, allora come oggi, is coccois”, momento in cui le donne del paese offrono il pane decorato al beato Antioco: anni a dietro l’offerta del pane seguiva particolari richieste al Santo come liberazioni da disgrazie imminenti e guarigioni, tradizione che ebbe massimo risalto nel periodo della guerra poiché il santo Antioco divenne protettore dei soldati al fronte motivo per cui le donne del paese e dunque mogli, madri e sorelle offrivano il pane con la speranza che la sorte li sottrasse dalla morte sotto le armi e li facesse rincasare dalle loro famiglie. Racconto e gli occhi mi si inumidiscono un po’. Trovo molto suggestivo anche il passaggio delle autorità religiose e civili che accompagnano il simulacro e il reliquiario d’argento che custodisce il cranio di Antioco. Sono attimi unici ed emozionati. Le bancarelle che riempiono la città con prelibatezze e opere manifatturiere di gran pregio, le famiglie che passeggiano e si godono il proprio paese come non accedeva da tempo, le strade invase e prese d’assalto, i parcheggi che non si trovano mai. Cavalieri e carri sfilano con fierezza, gruppi folkloristici giunti da tutto il territorio isolano nei loro abiti tradizionali cantano durante la processione e i festeggiamenti proseguono anche dopo il rientro del simulacro in Basilica, con musica e balli della tradizione sarda. Tutto si conclude il martedì, giorno in cui la cittadinanza si raccoglie in preghiera e celebra la santa messa per il suo martire e amato santo e pone attenzione a riflessioni anche su Santa Rosa, madre di Antioco, colei che lo avviò al cristianesimo. Ma l’emozione non si arresta nell’atto conclusivo delle celebrazioni. Nel cuore di tutti gli antiochensi, i suoni, i colori, i profumi e l’atmosfera frizzante di quei giorni rimangono ancorati ancora un po’, aderiscono al battito fornendo una discreta malinconia che è piacevole e non stona, anzi inorgoglisce, che ti fa amare il tuo paese, la sua Festa e le sue tradizioni ancora di più.

I

Lasciate che vi consigli come vivere al meglio questo momento unico.

  • Se si vuole vivere e capire l’importanza di questa festa, non bisogna limitarsi a vedere e seguire solamente la processione del lunedì, ma è consigliabile essere qui sin dal venerdì per poter partecipare a tutte le funzioni e, se fortunati, al meraviglioso rito della vestizione del Santo.
  • Da non perdere la processione de “Is Coccois” del sabato pomeriggio, dove le donne del paese sfilano con gli abiti tradizionali verso la Basilica di Sant’Antioco Martire per portare in dono il pane “ Su Coccoi “ che verrà benedetto e distribuito ai fedeli.
  • Vi invito a passeggiare nel borgo antico per respirare l’entusiasmo e l’emozione che noi proviamo nell’abbellire e addobbare le vie cittadine con stendardi e bandierine in onore di S. Antioco Martire.
  • A mio parere i luoghi più suggestivi per osservare la processione sono Via Borgosolci, Via Cavour e il Corso Vittorio Emanuele, da non perdere il rientro in basilica del Santo, molto suggestivo e ricco di emozioni.
  • Il pomeriggio del lunedì girando per le vie del borgo non è raro assistere all’allestimento de “ Is Traccas” i carri trainati dai buoi che sfileranno colmi di fiori nella processione.
  • Osservate da vicino l’abito tradizionale, coglierete tanti dettagli sia nella complessa manifattura che nei meravigliosi ricami che lo renderanno indimenticabile.
  • Il lunedì alla fine della processione non potete perdere i fuochi d’artificio in laguna, i luoghi più suggestivi per osservarli? Sicuramente il lungomare ma anche ai piedi del Forte Su Pisu si può godere uno spettacolo unico.

Non resta che augurarvi una Buona Festa !

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